Disturbi del Sonno "cosa fare"
Perché è importante che il bambino dorma bene? Quali potrebbero essere le cause del fatto che faccia fatica a dormire? che cosa si può fare affinché il bambino sviluppi un buon rapporto con la nanna?
E’ importante che i bambini dormano bene perchè è durante il sonno che viene secreto l’ormone della crescita e questo dato da solo basta a far comprendere che un bambino che dorme bene senza interruzioni e per un ragionevole numero di ore, è destinato a sviluppare al meglio le proprie potenzialità non solo fisiche ma anche psichiche.
La somatotropina, chiamato anche GH dalle iniziali della definizione inglese Growth hormone, è prodotto dall’ipofisi che è una ghiandola posta al centro della testa. E’ solo durante il sonno profondo che viene secreto quindi va da sé che un bambino che dorme poco o, meglio, un numero di ore inferiore al suo fabbisogno di sonno non può crescere secondo le proprie potenzialità.
E’ certo che il bisogno di sonno e il conseguente numero di ore che un piccolino trascorre dormendo dipendono anche dal temperamento del singolo bambino, che può essere più o meno pacifico. Il punto è che spesso si commettono errori che comunque possono ostacolare la possibilità che il bambino dorma bene di notte, cioè si addormenti senza difficoltà e abbia un sonno che prosegue senza interruzioni per un ragionevole arco di tempo (circa nove-dieci ore).
L’errore più comune è quello di offrirgli il seno ogni volta che durante la notte si sveglia, a prescindere da quanto tempo è passato dall’ultima poppata e quindi dal fatto che sia davvero affamato. Nei primi mesi, che è l’epoca in cui questo sbaglio è più comune, sarebbe invece opportuno dargli da mangiare di notte solo quando dall’ultimo pasto sono trascorse almeno 3-4 ore, cioè solo quando si è sicuri che il pianto è dovuto alla fame. Le mamme devono dunque “ascoltare” veramente il bambino perché è così che possono essere sicure di comprendere la ragione del suo pianto, che appunto non sempre e non automaticamente è dovuto alla fame. Per contro, se è la poppata che il piccolo reclama è più che giusto accontentarlo.
Un altro sbaglio comune è rappresentato dall’abitudine di aiutare il bambino ad addormentarsi, vuoi cullandolo, vuoi accogliendolo nel lettone, senza permettergli di scivolare autonomamente nel sonno, come di fatto sarebbe in grado di fare. Per contro, se il bambino viene messo nel suo letto e salutato brevemente con un bacio, una carezza e qualche parola affettuosa di commiato si limita il rischio che cominci e poi continui a ribellarsi alla necessità di fare la nanna. In sintesi, il bambino non deve essere indotto a pensare di aver bisogno di supporti per dormire, perché in realtà l’addormentamento può avvenire in modo autonomo.
Il piccolo rituale della notte, che può consistere per esempio nell’accendere insieme la lucina notturna e nel prendere insieme l’orsacchiotto, può essere importante perché stigmatizza la fine della giornata (e quindi delle attività) e l’arrivo della sera, che è il periodo da dedicare al riposo.
Prima della nanna bisognerebbe evitare i giochi eccitanti e l’atmosfera a tavola durante la cena dovrebbe essere serena (niente toni concitati, niente televisione accesa, niente luci violente). Quando giunge l’ora di andare a letto si deve semplicemente mettere il bambino a letto e dopo poco allontanarsi. La lettura di una fiaba o le coccole andrebbero fatte sul divano, in modo da trasmettere chiaramente il messaggio che a letto si dorme e basta.
Quando si sveglia di notte piangendo bisogna accorrere subito e verificare che tutto sia a posto, che non sia infastidito dal pannolino sporco, da un ruttino, dal caldo o dal freddo e naturalmente che non abbia fame. Se tutto va bene e si può ipotizzare che il risveglio non dipenda da nulla di particolare, conviene accarezzarlo un po’, per fargli sentire che non è solo, senza però prenderlo in braccio e senza offrirgli automaticamente il latte (a meno che non abbia pochi mesi e sia trascorso un giusto intervallo dall’ultima poppata)
Nei primi sei mesi di vita è consigliabile tenere il lettino nella camera matrimoniale, per poter intervenire tempestivamente in caso di necessità, ma è opportuno non andare oltre a questo. In generale, non è mai stato dimostrato che i bambini che dormono nel lettone hanno un sonno più prolungato e tranquillo dei coetanei che vengono messi nel lettino. E’ vero però che se i genitori hanno trovato un loro equilibrio proprio accogliendo il bambino nel lettone e se questa abitudine garantisce loro sonni tranquilli non vi è ragione di sacrificare la serenità e il sonno sull’altare del principio generale.
Se si rifiuta di andare a nanna ci vuole pazienza e fermezza. L’ideale sarebbe non accondiscendere mai, mostrandosi determinati nell’intento di metterlo a letto. Se però, come spesso succede, si sono creati dei precedenti bisogna mettere in conto che per reimpostare la corretta abitudine di coricarsi senza fare storie ci vorrà un po’ più di tempo. L’importante è non derogare più: all’ora della nanna, che non dovrebbe oltrepassare le 21.30, il bambino va accompagnato nel suo letto.
E’ utile avere un oggetto transizionale( orsacchiotto ecc…..) perché “tiene il posto della mamma” e in qualche modo la rappresenta. Anche il ciuccio può rivelarsi d’aiuto al momento di addormentarsi, perché favorisce il rilassamento. Si ipotizza, inoltre, che nei primi mesi di vita il ciuccio possa diminuire il rischio di SIDS (Sudden infant death syndrome), nota anche come “morte in culla”. Fermo resta che la più importante regola di prevenzione nei confronti di questo drammatico evento rimane quella di coricare il bambino sempre e solo a pancia in su, almeno fino a quando non è in grado di girarsi da solo e quindi di abbandonare spontaneamente la posizione che gli viene imposta quando lo si mette a letto.
Se si è alle prese con un bambino che dorme poco e male per risolvere la situazione innanzi tutto bisogna escludere che all’origine del disturbo del sonno vi sia un problema organico. l’ingrossamento delle tonsille, per esempio che, rendendo difficile la respirazione, diventa la grande causa dei continui risvegli. Ci sono poi altri problemi che possono riflettersi negativamente sul sonno e tra questi i più comuni sono la dermatite atopica, l’asma, l’otite, il reflusso gastroesofageo. Quando un bambino si sveglia spesso di notte è dunque sempre fondamentale, prima di pensare a un’origine psicologica, valutare la sua condizione di salute.
Una volta escluse le cause fisiche, l’utilizzo della melatonina può servire in caso di addormentamento difficoltoso. Non serve cioè a evitare i risvegli notturni né a prolungare il tempo del sonno, però può aiutare il bambino a scivolare nel sonno. Si può somministrare dopo l’anno di vita per qualche mese. Può essere acquistata liberamente, però è sempre meglio confrontarsi con il pediatra prima di somministrarla, anche per avere indicazioni sulla dose.
Il sonnellino pomeridiano ha un effetto rigenerante quindi non va eliminato se un bambino dorme poco specialmente se non occorre imporlo ma è il bambino stesso a manifestare la necessità di riposare dopo pranzo. Se il bambino ha difficoltà a dormire di notte, è meglio però evitare che il sonnellino si prolunghi troppo, perché diversamente il disturbo del sonno notturno potrebbe peggiorare. Dopo massimo un’ora di sonno, con dolcezza andrebbe dunque svegliato.